martedì 8 maggio 2012

Pitagora



Fiume di ricordi oggi.

Tutto iniziò in classe, tra lo sgranocchiare di una patatina e l'altra (mmm sweet chilli e sour cream...) e un sorso di Coca cola mi sono ritrovata a dover disegnare un triangolo equilatero, 22mm di lato. Click, Polygon tool. Click, InDesign mi chiede base e altezza. Base e altezza? Perchè? Non lo vuoi proprio il lato? Ok, la base la so, ma l'altezza? Come cavolo ci arrivo? Aspetta...potrei usare Pitagora qua...ma...Pitagora...OMMIODDIO il teorema di Pitagora non me lo ricordo più.

Panico. Giuro.

Avevo sempre considerato il teorema di Pitagora come una di quelle cose che impari da piccolo e ti rimangono sempre dentro, non so, come fare una normale addizione, come il sapere quando usare l'ausiliare essere invece che avere, come il mettere "ha" con l'acca quando ci và, e non mettercela quando non ci và.

Invece no.

E mentre ti sforzi di ricordare cosa diceva Pitagora, ti ritrovi a pensare a quei tempi in cui snocciolavi teoremi come fossero l'Avemaria (anzi, l'Avemaria chi l'ha più recitato dopo la cresima), quando prendevi la corriera per andare a scuola a Conegliano che a quattordici anni ti pareva una metropoli, quando il Nokia 3310 era l'avanguardia della tecnologia, quando vedevi le tue compagne di classe uscire il sabato sera e tu invece no che la domenica hai la gara, quando in prima superiore i ragazzi di quinta ti parevano così "grandi", quando tornavi da scuola alle due e un quarto e in mezz'ora mangiavi ed uscivi ad allenarti, quando la vacanza a Jesolo era una cosa fighissima, quando pensavi "mi diplomo e poi mi trovo un lavoro in ufficio e a 25 anni sarò una donna in carriera".

E poi?

E poi ti diplomi e pensi "Mah, non è che abbia tanta voglia di chiudermi in ufficio, proviamo a fare qualche annetto di università", e arrivi a Padova che (di nuovo) ti sembra una metropoli, e inizi ad uscire, e gli spritz in piazza, e l'andare al Pachuca in bicicletta col nebbione che non vedi ad un metro di distanza, e le giornate a giocare a carte in aula studio, e poi di colpo ti laurei e pensi che di lì a qualche anno sarai (di nuovo) una donna in carriera.

E poi?

E poi c'è la crisi e ti trovi il primo lavoro di merda che ti arriva tra le mani, e cerchi di convincerti che con lavoro, casa e moroso hai tutto quello che ci vuole per essere felici.

E poi?

E poi un giorno ti rompi il cazzo e decidi di prendere l'unica decisione sensata che hai mai fatto in vita tua.

E ora a (quasi) 25 anni sono tutto tranne che quella donna in carriera che avevo immaginato, vivo in un appartamento di sette persone, e guardando i tutorial su youtube ci facciamo gli orsetti di gomma con la vodka e ridiamo come dei deficienti attorno al tavolo la sera, mi ritengo la persona più fortunata del mondo perchè il mio ragazzo mi ha prestato la sua bicicletta e la sera dopo la scuola posso andare in centro a Brisbane a terrorizzare i passanti, e telefono al lavoro per dire che non vado a lavorare perchè ho addosso una sbronza fotonica perchè per pranzo mi son bevuta una caraffa di birra a stomaco vuoto, e ho quasi finito i soldi, e tra due settimane vado a "fare i lavori socialmente utili" come ha detto mio papà perchè non concepisce il fatto di andare a fare Wwoofing, e io sorrido perchè lo so che il suo sfottere è solo un modo per dire che gli manco.

In ogni caso...
 "L'area del quadrato costruito sull'ipotenusa è equivalente alla somma delle aree dei quadrati costruiti sui due cateti".
E guai a dire uguale invece che equivalente, ci scatta uno "Sciagurata" in tempo zero.

3 commenti:

  1. Bastava fare mezza base per radice di tre per avere l'altezza... :)

    RispondiElimina
  2. Azz sto trucchetto non me l'ha mai insegnato nessuno :D

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Ingegneria lascia questi segni indelebili purtroppo...

      Elimina